Warcraft: l’Inizio (2016)

ORCA MISERIA

Potremmo sparare a zero anche noi su Duncan Jones e il suo Warcraft (come ha fatto quasi tutta la critica mondiale), ma non lo facciamo. Precisiamo, il film è veramente innocuo e con poca personalità, ma non è così disastroso come ha l’ha definito mezzo mondo. Jones, ha avuto il difficile compito di portare sullo schermo una mitologia videoludica complessa e molto amata dai fan. Il popolo degli Orchi, guidato dallo stregone Gul’dan, è costretto a spostarsi nel mondo degli umani per conquistare le risorse del pianeta. L’unico che ha dubbi sull’operazione è Durotan, capo clan saggio e potente. Il leader sarà costretto ad allearsi agli essere umani per salvare il suo popolo e il mondo degli umani. Dopo lo splendido “Moon” e il solido thriller “Source Code”, Duncan Jones si sposta nei territori del fantasy, realizzando un prodotto onesto, ma che non rivoluzionerà il genere. Con un grande utilizzo della tecnologia, Jones spinge l’acceleratore sui favolosi Orci “cartoon” creati digitalmente dalla ILM per poi perdere la bussola sulla storia e soprattutto sulla sua “epica”. Se Peter Jackson ci aveva fatto respirare tutti gli odori della Terra di Mezzo nella leggendaria trilogia de “Il Signore degli Anelli”, a Jones manca proprio questo; una immersione totale nel mondo di Azeroth, rimanendo sempre distante e procedendo per “situazioni” (ma questo è dovuto anche ad un problema di montaggio). Alcune scene poi sono al limite del ridicolo nonostante la loro importanza (gli “occhi luminosi” dei maghi supremi non si possono guardare, l’inutilità astronomica del cameo di Glenn Close e il Golem finale). Per non parlare dei personaggi appena appena accennati o che scompaiono “misteriosamente” (gli umani non si potevano alleare con altre razze per sconfiggere gli Orchi? Meglio lasciar perdere) Cosa resta quindi? Ottimi effetti speciali e un divertimento spensierato e senza pretese (cosa non da poco). Probabilmente verrà dimenticato tra qualche settimana, ma comunque ci si diverte e l’esclamazione “C’è di peggio”, alla fine, è vera.

trash
“una stupidità involontaria e troppe cose in sospeso”

cult
“gli splendidi orchi digitali”

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