Ghost in the Shell (2017)

MAI DIRE BANZAI

Mettiamo in chiaro una cosa; non abbiamo mai letto il manga di Shirow Masamune, ne abbiamo visto i due film di Mamoru Oshii, pertanto abbiamo affrontato la visione di questo Ghost in the Shell “made in USA” da perfetti ignoranti (nel senso che “ignoriamo”) e ci siamo addentrati in questo futuro ultratecnologico. La storia è quella del Maggiore Mira Killian, organismo cibernetico con mente umana, al comando di una Task Force antiterrorismo gestita dalla multinazionale Hanka Robotics. La squadra si ritroverà a dover affrontare un nuovo nemico pronto a tutto pur di sabotare la Hanka Robotics. Rupert Sanders, regista del discreto Biancaneve e il Cacciatore, prova a rilanciare un progetto “cult” cercando di modernizzarlo e di “occidentalizzarlo”. Il risultato finale è appena sufficiente. Se da una parte l’aspetto visivo della pellicola è riuscito e sicuramente interessante, dall’altra abbiamo una trama che non brilla per originalità e soprattutto per “intensità”. L’argomento di base è molto stuzzicante (cyborg con un’anima), ma a Sanders interessa solo fare spettacolo da pop-corn e in alcuni momenti ci riesce. Purtroppo, dopo un inizio molto coinvolgente, il film ha diverse battute d’arresto che rallentano uno svolgimento ai limiti della noia. Scarlett Johansson, scelta molto criticata dai fan del fumetto, è sorprendentemente il punto di forza dell’operazione. La sua voluta inespressività e il suo corpo imperfetto riescono a catturarci. Tutto il resto del cast è puro contorno ad eccezione del grande Takeshi “Mai Dire Banzai” Kitano che ancora una volta mette a disposizione il suo carisma “leggendario” (solo una domanda… ma perchè è l’unico a parlare giapponese?!?!?).
In conclusione, Ghost In The Shell è un film che non rimarrà nella storia del cinema di fantascienza. Un’occasione sprecata. Meglio recuperare i film di Mamoru Oshii.

trash
“una sceneggiatura piatta”

cult
“le geishe robot”

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