The Cloverfield Paradox (2018)

CLOVERFIELD HORIZONT

Il franchise Cloverfield, prodotto e ideato da quel geniaccio di J.J. Abrams, è sicuramente uno dei franchise più interessanti e misteriosi di tutta Hollywood. Iniziato nel lontano 2008 con il film omonimo di Matt Reeves (found-footage dove una creatura mostruosa attacca New York), è proseguito un po’ a sorpresa con lo pseudo sequel 10 Cloverfield Lane, gioiellino di pura tensione interpretato da Mary Elizabeth Winstead e da un mastodontico John Goodman. Ora, sempre a sorpresa, è arrivato il terzo capitolo di questa strana saga (disponibile solo su Netflix), intitolato The Cloverfield Paradox. Siamo dalle parti della pura fantascienza. Un gruppo di astronauti viene inviato sulla Cloverfield Station, stazione spaziale che orbita intorno alla Terra, progettata per risolvere una grave crisi energetica con un acceleratore di particelle. Il team dovrà fare i conti con un’oscura dimensione alternativa. La domanda sorge spontanea. Se il film fosse uscito anche nelle sale cinematografiche, come avrebbe reagito il pubblico? Bella domanda visto che questo The Cloverfield Paradox è un fiacco sci-fi movie. Il regista Julius Onah e gli sceneggiatori Oren Uziel e Doug Jung costruiscono un intreccio narrativo senza mordente, collegando tutta la baracca con il primo film (a dir la verità le scene sulla Terra sono un po’ forzate). Per carità, il ritmo c’è e non ci si annoia, ma le scene sembrano veramente copiate da altri film (Punto di non ritorno, Supernova, Alien, Life). In questo progetto manca proprio l’originalità, e se i primi due film riuscivano ad avere una loro dimensione, questo capitolo non riesce a convincere del tutto. Quindi è giusto chiedersi: Il franchise Cloverfield ha ancora qualcosa da dire? Vedremo, intanto dimentichiamoci di questo The Cloverfield Paradox.

trash
“una costruzione narrativa banale e una regia moscia”

cult
“la scena finale negli ultimi 5 secondi è divertente”

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