Solo – A Star Wars Story (2018)

SOLAMENTE TU

C’è un problema di fondo in Solo: A Star Wars Story, secondo spin-off della saga di Guerre Stellari. Bellissima scatola, ma completamente vuota. E i problemi produttivi avuti durante le riprese sono la prova che forse è meglio rivedere il progetto di rilancio Star Wars. L’occasione, molto stuzzicante, era di narrare le gesta del giovane Han Solo, contrabbandiere galattico reso leggendario da Harrison Ford. Le buone intenzioni c’erano tutte: due giovani e bravi registi (Phil Lord e Chris Miller), un giovane e talentuoso attore (Alden Ehrenreich) e uno sceneggiatore con una grande esperienza (Lawrence Kasdan). Poi le cose sono andate diversamente: I due registi licenziati a riprese già iniziate (sostituiti da Ron Howard), un attore che non ha il giusto carisma e una sceneggiatura poco originale. Poteva essere un disastro assoluto, ma Ron Howard, da grande volpe del cinema, salva in qualche modo la baracca e, con grande capacità tecnica, realizza uno spin-off divertente, ma i problemi restano. Lasciamo perdere il ritmo altalenante e la lunghezza finale della pellicola, il vero problema è la mancanza di cuore. Howard & Co. ce la mettono tutta a provocare una reazione “nostalgica” allo spettatore (il primo incontro tra Han e Chewbecca è carino, così come l’ingresso all’interno del Millennium Falcon), ma il tutto risulta così “meccanico” che non arriva mai a “scaldare” il cuore. Intendiamoci, tecnicamente la pellicola è formidabile e in alcuni punti godibilissima, ma non riesce a raggiungere alti livelli emotivi. Dopo il flop al botteghino, alla Disney è arrivato il momento per ricostruire l’universo cinematografico di Star Wars, provando a percorrere nuove strade e nuovi personaggi. E che la forza sia con loro.

trash
“il poco carisma di Alden Ehrenreich e un ritmo altalenante”

cult
“la rapina al treno e ottimi effetti speciali”

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