MEMORIA FESTIVAL 2016

Nella nostra Mirandola è venuto a trovarci Carlo Verdone, che ci ha raccontato e ricordato la sua carriera nel cinema, l’infanzia, la sua famiglia e la grande importanza che questa ha avuto per la sua formazione, umana e artistica. «La mia famiglia era bellissima, c’era un grande dialogo, c’era discipilina ma c’era anche lo scherzo, c’era il parlarsi a pranzo, che oggi non esiste più. Mio padre invitatava i suoi amici di cinema, Fellini, Rossellini, Lattuada, Paolini, Zavattini, alla fine dentro casa abbiamo respirato continuamente cinema». «Mi ero fatto l’idea che le persone del cinema fossero particolari perché portavano tutti occhiali scuri – ha ricordato con tono divertito – Mio padre mi portava al cinema due volte a settimana, come un pazzo si immadesimava in maniera patologica con i personaggi che guardava, era molto divertente andare al cinema con lui, perché aveva anche una risata molto contagiosa». 

Carlo Verdone ha poi ricordato un consiglio di sua madre che si è rivelato cruciale per la sua carriera: «Mia madre mi disse: “Carlo, tu devi frequentare il quartiere, guarda la gente”. Se non avessi frequentato Gino il benzinaio, Arnaldo il meccanico e tutte quelle persone, non avrei mai immagazzinato tutti quei dettagli che poi mi sono serviti per i miei film». È da quelle frequentazioni e osservazioni che sono nati tanti dei suoi personaggi famosi. «Il mio primo personaggio è stato quello di un prete che conoscevo. A me interessava catturare la psicologia e il modo di pensare del prete – ha ricordato Verdone – Ad esempio lui rispondeva sempre per frasi fatte e così nacque il prete che si vede in “Un sacco bello”. Poi ce n’è stato un secondo, che era tipico di quell’epoca, l’Hippy. L’imput me lo diede un microfonista di Lotta Continua che conobbi mentre facevo l’assistente regista in un film. A questo Ennio, con i ccapeli alla Jimi Hendrix, piaceva essere alternativo in tutto. Mentre preparavamo una scena lui mi fa “Hai sentio l’ultimo dei Pink Floyd? Pazzesco, senti proprio l’acido…”. Quando mi ha detto questa frase ho visto un mondo… Coniugandolo con certe tendenze mistiche e gruppi paracattolici dell’epoca riuscii a creare quel personaggio del figlio dei fiori». Verdone è conosciuto molto anche all’estero, ma, ricorda l’attore, non è stato facile: «Ho fatto molti film, alcuni potevano andare bene all’estero, ma ho perso delle occasioni all’epoca, per la mentalità dei produttori che vendevano tutto a Mediaset, quindi meno girava un film meglio era perchè valeva di più».