L’Uomo Invisibile (2020)

NON GUARDARMI, NON TI SENTO

Ve lo ricordate tutti il film La Mummia del 2017, vero ? Esatto, quello con Tom Cruise che doveva uccidere una mummia gnocca, poi lui diventava una super mummia e sconfiggeva la mummia gnocca. Sì ok, il film è bruttino (anche se a me aveva divertito) e ha pure fatto flop. Quello in teoria doveva essere il primo film di un universo condiviso dei mostri Universal dal nome Dark Universe. Un progettone che aveva il compito di riportare sul grande schermo (e rinnovarli) i mitici mostri che hanno fatto la storia del cinema horror. Il progetto è crollato immediatamente. E pensare che in ballo c’era un Frankenstein con Javier Bardem, un Uomo Lupo con Dwayne Jonhson e un Uomo Invisibile con Johnny Depp. Filmoni da milioni di dollari. Tutto cancellato, o forse no. Diciamo che la Universal, ha deciso di riprovarci, ma questa volta spendendo meno soldi e chiamando a rapporto chi l’horror lo sa fare sul serio, ovvero Jason Blum. Quella vecchia volpe di Blum, chiama a rapporto Leigh Whannell, che insieme hanno creato la saga di Insidious e quel gioiello horror/sci-fi di Upgrade (recuperatelo perchè merita), e decidono di portare sullo schermo l’Uomo Invisibile, spendendo veramente due soldi e senza Johnny Depp. L’idea è questa: rinfrescare il personaggio, cercando di inserirlo in un contesto attuale, trattando argomenti delicati come la violenza domestica e, ovviamente, senza dimenticare la tensione. Bella sfida eh?. Beh, ci sono riusciti, ci sono riusciti alla grande. La storia è questa: Cecilia è spostata con Adrian, un ricco e geniale scienziato. Il problema è che Adrian è un marito violento. Cecilia decide così di scappare di casa cercando una nuova vita, lontana dal quel rapporto malato. Ma il vero incubo inizia solo ora. La prima cosa interessante (e intelligente) di questo film è il contesto. Siamo nell’era post-Weinstein e la strizzata d’occhio al movimento #metoo poteva essere un po’ troppo esagerata, ma in realtà Whannell utilizza questo tema per aumentare la paranoia, la suspence e la tensione. Arricchito da lunghe sequenze “silenziose” (straordinario l’uso della colonna sonora), movimenti di macchina impressionanti e da una Elizabeth Moss in stato di grazia, L’Uomo Invisibile, riesce ad entrare nelle nostre teste, trasmettendoci ansia alle stelle. Forse nella seconda parte, la trama diventa più commerciale e più fantascientifica, ma è da applausi come Whannell gestisca il tutto con grande maestria. Con almeno due scene da antologia (quella della soffitta e quella del ristorante), L’Uomo Invisibile è la dimostrazione che non bastano milioni per fare un buon film. Serve intelligenza e voglia di sperimentare nuovi percorsi. E che il “New Dark Universe” abbia inizio. Questa volta sul serio. Splendido !!!

trash
“La Mummia con Tom Cruise”

cult
“la regia di Leigh Whannell e una incredibile Elizabeth Moss”

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