Il giorno di dolore che uno ha
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A REAL PAIN di Jesse Eisenberg (2025)![]()
Due cugini partono per un viaggio in Polonia, patria della loro nonna morta da poco tempo.![]()
Notturno. Partire per viaggiare/affrontare un lutto. Una strana coppia di cugini lontani/vicini che vivono un proprio dolore (presente e passato) e lo vivono diversamente. David, uomo medio borghese con lavoro, moglie e figlia, lo nasconde. Benji, cugino vulcanico, affascinante ma fragile, lo accetta (e lo manifesta). Entrambi capiranno come affrontarlo. Insieme. Jesse Eisenberg scrive e dirige un film “on the road” attraverso la consapevolezza di un malessere dell’anima, pesante ma necessario. Una meta (la Polonia, casa natia della nonna scomparsa e luogo storico intriso di morte) che è una tappa obbligatoria per capire il “vero dolore”. Delicato, leggero ma potente. Eisenberg omaggia Woody Allen e il cinema di Linklater. E con grande intelligenza ci parla dell’orrore dell’Olocausto senza mai cadere nel ridicolo. Straordinaria la coppia Eisenberg/Culkin e scena finale da applausi. Bellissimo.![]()
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Tutta colpa di Freud
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THUNDERBOLTS* di Jake Schreier (2025)![]()
Un gruppo di assassini disadattati dovrà unirsi per sconfiggere un formidabile nemico e affrontare se stessi.![]()
Unobravo. Villain con super problemi che diventano eroi (per caso) con super problemi. Occorre però un analista per sconfiggere l’ombra della depressione e del dolore represso. O forse serve solo un bel respiro profondo. E si riparte. La Marvel in (auto)analisi dopo gli ultimi (un po’ troppi) flop partorisce questo film/terapia su un gruppo di disadattati che ha solo bisogno di compagnia. E l’analisi porta i suoi frutti. Sicuramente non perfetto, ma “Thunderboltsasterisco” tratta un tema importante (le malattie mentali) in un contesto “commerciale”, unendo l’irriverenza e la fragilità dei Guardiani della Galassia. Affiatatissimo il nuovo team capitanato da una bravissima Florence Pugh che prova a salvare prima se stesso poi il mondo. Vedremo se la Marvel ha veramente sconfitto la sua ombra (ne riparliamo a luglio), ma intanto i “Thunderbolts(senza)asterisco” sono un ottimo punto di fine/inizio. ![]()
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L’atomo inquieto
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CHERNOBYL serie creata da Craig Mazin (2019)![]()
La dettaglia ricostruzione del disastro di Chernobyl del 1986 e di come ha cambiato il mondo intero.![]()
Cronache del dopobomba. Una centrale nucleare, un’esplosione nel cuore della notte e una catastrofe dalle conseguenze inimmaginabili. Uno degli eventi più importanti degli ultimi 40 anni e la consapevolezza (e la conferma) dell’autodistruzione umana. Chernobyl come il luogo che ha reso l’uomo creatore/distruttore di Dio. Agghiacciante (e straordinaria) ricostruzione del disastro nucleare di Chernobyl, realizzata dalla HBO, nonché viaggio nel cuore malato e corrotto dell’Unione Sovietica degli anni 80 (e la sua fine). Un manipolo di uomini/scienziati/politici/operai e una corsa contro il tempo per tentare di salvare il salvabile. Nel frattempo, le radiazioni uccidono tutto e tutti. Ipnotico, disturbante, assordante. Craig Mazin (e il regista Jonah Renck) non fanno sconti e ci sbattono in faccia tutta la crudeltà degli eventi e la battaglia etica per gridare al mondo la verità. Cast sublime (Jared Harris da applausi) e un resa tecnica cinematografica. Da recuperare (o da rivedere) se ancora non lo avete fatto. ![]()
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Uh
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BETTER MAN di Michael Gracey (2024)![]()
Vita, musica e demoni dello scimpanzé Robbie Williams, ex Take That diventato pop star cult.![]()
A ape is born. Pop star “primati” sull’orlo di una crisi di nervi. Successo/caduta/ri-successo del mito di Robbie Williams, controversa icona british che in qualche modo ha segnato un epoca. Anni fa ci aveva provato pure Celentano a fare il musicarello scimmiesco. Ora Williams, in versione “Cesare”, racconta la sua vita a 100km orari tra cielo e terra (quasi sottoterra) a testa in giù. E in qualche modo fa centro. Lontano dai soliti musical-biopic recenti costruiti con lo stampino (Bohemian Rhapsody o Back to black), Williams ci mette la vita, Michael Gracey ci mette lo sguardo selvaggio. E l’operazione incredibilmente funziona. Vorticoso ma sincero. Bizzarro ma coinvolgente. Robbie Williams viene fatto a pezzi tra padri assenti, nonne materne, depressione, droghe e banane. Senza per forza risultare simpatico a tutti i costi. Peccato per il flop ai botteghini. Forse avrebbe meritato di più.![]()
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World Smile Tour
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SMILE 2 di Parker Finn (2024)![]()
Una pop-star in procinto di iniziare un tour mondiale, deve fare i conti con una maledizione che mescolerà realtà e finzione e la costringerà ad affrontare il suo passato.![]()
Sorrisi e canzoni. Lo spietato mondo deIlo spettacolo e come non farsi divorare. Una giovane pop star costretta ad affrontare il successo mondiale, tra alcol, droga, concerti, cicatrici (interne ed esterne) e demoni cosmici. Qui il prezzo da pagare per la fama consiste nel cercare di non perdere la testa e fare un bel sorriso. Sequel/spin off dell’innocuo primo capito sempre diretto da Parker Finn. La posta in gioco si alza (così come il budget) e lo show non delude. Visioni varie, sogni agghiaccianti, acqua in bottiglia, coreografie demoniache, soliti jumpscare e qualche colpo di scena ben assestato. Finn costruisce una parabola discendente nella follia con una notevolissima Naomi Scott che da sola vale la visione (e chi se lo aspettava). Fino ad un finale delirante da applausi. Niente di straordinario, ma lo stile c’è.![]()
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Danzi mai col diavolo nel pallido plenilunio?
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I PECCATORI di Ryan Coogler (2025)![]()
Mississippi, anni 30. Due gemelli tornano nella loro paese natale per iniziare una nuova vita. Ma troveranno il male puro.![]()
Vampiri in blues. Due gemelli in fuga dal passato/presente e il ritorno a casa per scappare/affrontare quello che è stato e quello che sarà. Ma per ottenere la libertà occorrerà pagare un tributo di sangue e musica. Ryan Coogler abbandona le pantere nere marveliane (per fortuna) per raccontare una ambiziosa storia di blues magico, gangster cloni e vampiri canterini. Si mescola razzismo, hoodoo, Ku Klux Klan, musical, western, sesso, sangue, denti, occhi rossi, religioni e maledizioni. Il risultato è un simpatico frullatone che contiene grandissimi momenti di cinema (la scena che divide prima e seconda parte in piano sequenza è memorabile) e momenti poco interessanti (tutta la prima parte fatica a decollare). Però in qualche modo, il giocattolo funziona. E la virata splatter-horror nell’ultima parte come omaggio a Carpenter, Rodriguez e Tarantino è un po’ impacciata ma divertente. Forse per ballare con il diavolo serviva più coraggio. Ma bisogna sapersi accontentare.![]()
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