Pieces of a Woman (2020)

VENEZIA 77

E’ complicato recensire un film come Pieces of a Woman, primo film americano di Kornél Mundruczó. E’ complicato perchè racconta una storia drammatica, anzi, molto drammatica. E’ complicato perchè i primi 25 minuti sono di una devastazione fisica e sensoriale senza precedenti. E’ complicato perchè nonostante il turbinio di emozioni e tecnicismi, non convince fino in fondo. La storia è quella di Martha e Sean, coppia in attesa del loro primo figlio. La scelta di partorire in casa provocherà un avvenimento che porterà tragiche conseguenze. Pieces of a Woman è un film sul dolore, sulla perdita, sulla rinascita. Un film che inizia come un thriller, in un magistrale piano sequenza, e poi “riinizia”. C’è Vanessa Kirby che si fa corpo (a pezzi) e anima (ancora più a pezzi) di una donna devastata e in cerca di mele (molto bello l’accostamento, lo capirete guardando il film). C’è Shia Labeouf, il marito, che con i suoi modi rudi trasmette amore. Poi c’è Ellen Burstyn, memorabile in una sequenza insieme alla Kirby. Non tutto funziona però. Qualche momento un po’ banalotto, la musica troppo presente di Howard Shore, un finale troppo “semplice”. Ma l’occhio e l’anima di Mundruczó, insieme alla moglie/sceneggiatrice Kata Weber, ci trasportano in una dimensione che comunque non dimenticheremo.

trash
“qualche momento troppo banale”

cult
“il memorabile ed angosciante piano sequenza iniziale”

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