Ghost Stories (2018)

QUESTI FANTASMI

Posso dirvi con tranquillità che Ghost Stories fa veramente paura. Niente sangue, niente splatter, niente mostri. Solo atmosfere inquietanti e tanta tensione. La coppia di registi Jeremy Dyson e Andy Nyman portano sul grande schermo una loro pièce teatrale col tentativo di omaggiare gli horror anni’70. E l’operazione è riuscita al 100%. La storia racconta del professor Phillip Goodman, docente di psicologia, che riceve l’incarico di indagare su tre casi paranormali irrisolti. Le sue scoperte lo metteranno di fronte a fenomeni inspiegabili. La prima carta vincente di questo film a episodi è proprio la regia di Dyson e Nyman. I due riescono a costruire un look incredibilmente cupo e immersivo, gestendo con grande intelligenza i momenti di suspense e i momenti “morti”. Ogni episodio ha una struttura diversa in relazione alla storia da raccontare; dal manicomio abbandonato, passando per il bosco satanico (favolosa citazione di Evil Dead di Sam Raimi) per concludere con la casa infestata (Shining?). Come in un perfetto puzzle, tutti i pezzi vengono assemblati con precisione fino ad un pre-finale dove tutto viene completamente ribaltato (e che forse rischia qualcosa in termini di ritmo), ma che acquista un senso solo nell’ultimissima scena. Efficace l’interpretazione di Andy Nyman e sempre bravo il grande Martin Freeman, capace di regalare anche qualche momento ironico. Ghost Stories è il film “di fantasmi” che stavamo aspettando: inquietante, registicamente impeccabile e scritto benissimo. Per chi ama il cinema horror d’altri tempi.

trash
“un pre-finale registicamente pericoloso”

cult
“l’episodio nel manicomio abbandonato”

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