Suspiria (2018)

BALLANDO COL DIAVOLO

Dopo il grande successo (meritato) di Chiamami col tuo nome, il regista Luca Guadagnino è diventato di colpo uno dei registi più chiaccherati degli ultimi mesi. E pensare che i suoi primi film (Melissa P, Io Sono L’Amore, A Bigger Splash) sono praticamente passati inosservati in Italia (e anche un po’ massacrati dalla critica). Pertanto, la notizia che Guadagnino avrebbe diretto il remake di Suspiria, horror epocale diretto nel 1977 da Dario Argento, ha suscitato molta curiosità. Iniziamo dicendo che questo film non è proprio un remake, ma è più una reinterpretazione “alla Guadagnino” dell’horror originale, e questo è un bene. Un gran bene. Guadagnino ambienta la storia nella Berlino degli anni 70, tra attacchi terroristici ed echi della Seconda Guerra Mondiale. Poi ci sono le streghe ballerine. Il film non fa paura (neanche un po’), ma riesce comunque ad inquietare. Forse l’ambientazione, forse le scenografie, forse una maestosa Tilda Swinton, forse non so, ma Guadagnino costruisce un thriller d’autore psicologico e funebre che in qualche modo acchiappa fino alla fine nonostante le 2 ore e mezza, ma non riesce a convincere pienamente. Ci sono grandi scene (la morte di Olga e la danza/saggio sono indimenticabili), ma anche scivoloni spaventosi (il sabba finale è forse una delle sequenze più involontariamente ridicole degli ultimi anni) che rendono l’operazione molto squilibrata. Il cast non aiuta nell’impresa e solo Tilda Swinton (in ben 3 ruoli) illumina completamente scena. Sicuramente dividerà il pubblico e sicuramente se ne parlerà per molto tempo. Serve altro?

trash
“il ridicolo sabba finale”

cult
“la morte di Olga”

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