Guest of Honour (2019)

IL SENSO DI MILLA PER LA VITA

Signori, siamo di fronte al film più brutto di Venezia 76. Ed è un peccato dirlo perché Atom Egoyan è un grande regista. Negli anni novanta era esploso con pellicole splendide (Exotica, Il Dolce Domani, Il Viaggio di Felicia) per poi perdersi in thriller piuttosto commerciali. Secondo il direttore Barbera, Guest of Honour doveva essere il ritorno di Egoyan al suo cinema d’autore. Niente di più sbagliato, visto che Guest of Honour è probabilmente il punto più basso di tutta la sua carriera. Il regista egiziano ci racconta di un uomo che di lavoro fa l’ispettore sanitario nei ristoranti, e che dovrà risolvere un mistero che coinvolge sua figlia, ora in carcere. Con procedere lentissimo e poco appassionante, Egoyan costruisce uno pseudo-psico thriller dell’anima, scritto malino, interpretato con superficialità (ad eccezione del protagonista David Thewlis), pieno di banalità e di scene assurde. Tra cacche di coniglio, zampe di coniglio, personaggi inutili (il prete Luke Wilson) e personaggi odiosi (la figlia Laysla De Oliveira è insopportabile), si arriva ad un finale tanto brutto quanto insensato. Per fortuna la sofferenza dura poco. Alla prossima Atom.

trash
“Guest of Honour nella sua totalità”

cult
“salviamo solo il protagonista David Thewlis”

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