Capone (2020)

SEI SOLO GRUGNITI E DISTINTIVO

Josh Trank, il ragazzo ribelle di Hollywood è tornato. Per chi non lo conoscesse, è il regista di Chronicle, interessante found foutage con supereroi per caso. Ah si, poi ha fatto anche Fantastic Four, ma lasciamo perdere. Ah si, poi doveva dirigere anche uno spin-off di Star Wars, ma è stato licenziato. Insomma Josh Trank è il regista di Chronicle, ok ? Ora è tornato per raccontare una storia curiosa e affascinante: gli ultimi giorni di vita del famigerato gangster Al Capone, quando la malattia l’ha ridotto ad una sorta di larva umana e delirante. Un bel progetto ambizioso e allo stesso tempo rischioso. Grande protagonista della pellicola? Il bravissimo Tom Hardy. Cosa vogliamo di più ? Beh. Diciamo che il film, che doveva passare nelle sale, ma vuoi il Covid, vuoi altri motivi, non c’è passato, è arrivato direttamente in streaming. Diciamo pure che la critica americana l’ha pure demolito, ma fa lo stesso. Ok, proviamo a fare i seri. Capone racconta un viaggio. Il viaggio all’inferno di un uomo, anzi di un (ex)gigante, costretto a fare i conti con il passato, l’incontinenza, le paranoie e la demenza. Anni di gloria gangsteristica e alla fine ti ritrovi a fartela nei pantaloni e a strafogarti con una carota. Non una bella fine, vero? Capone vuole rendere questi ultimi momenti di vita un vero calvario della pazzia e in parte il film ci riesce. Ma Trank fa due sbagli belli grossi: 1) Perde la rotta 2) Tom Hardy. Trank ci mostra il suo Fonzo (il secondo nome di Capone) attraverso visioni horror e scene grottesche, confondendo lo spettatore sul tono che il regista vuole imprimere all’operazione (si passa dall’omaggio a Shining a vomitate improvvise). L’altro problema è Tom Hardy. Bravissimo eh, anzi, Hardy è probabilmente uno dei migliori attori della sua generazione, ma qui risulta veramente eccessivo. Tra grugniti, urla, gemiti e occhi a palla, Hardy rischia di trasformare il suo Capone in una macchietta involontariamente ridicola anche nei momenti più intensi. Forse al film è mancato uno sceneggiatore che riuscisse a tratteggiare in maniera più intensa un personaggio che nel bene e nel male è entrato nell’immaginario collettivo. Da buttare quindi? Assolutamente no, ma ci aspettavamo sicuramente qualcosa di più. Peccato !

trash
“Tom Hardy”

cult
“Tom Hardy”

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